Una vittoria di manche, sei podi e uno straordinario terzo posto nella classifica finale del Mondiale MXGP: Glenn Coldenhoff ha scritto una pagina di storia per Fantic nella massima categoria del Motocross. Per celebrare i grandi traguardi raggiunti insieme, qualche giorno fa il pilota olandese ha fatto visita alla sede operativa del marchio veneto a Santa Maria di Sala. Abbiamo colto l’occasione per rivivere insieme a “The Hoff” i momenti più significativi di una stagione indimenticabile.
Glenn, prima di tutto, come stai dopo la pesante caduta al Motocross delle Nazioni a inizio mese?
Ora sto bene, grazie! Una volta tornato a casa ho fatto ulteriori controlli e, fortunatamente, non è emerso nulla di serio. In passato ho avuto un brutto infortunio alla schiena, e dopo l’ultima caduta ero piuttosto acciaccato. Bisogna anche dire che non sono più giovanissimo, quindi ci vuole un po’ di tempo per recuperare (ride). Per fortuna, adesso non c’è nemmeno tutta questa fretta.
Il tuo forfait al Nazioni è stato un epilogo sfortunato, che però non può oscurare una stagione mondiale davvero straordinaria. Se ripensi a tutto quello che sei riuscito a ottenere insieme a Fantic e a tutta la tua squadra, che sensazione ti dà? Il bilancio non può che essere positivo.
È stata una stagione bellissima. Credo che nessuno si sia aspettato un anno così positivo dopo un 2024 più complicato. Il team e Fantic hanno fatto un ottimo lavoro: mi hanno ascoltato e hanno messo a punto la moto proprio come piace a me. È fantastico correre con una moto che ti dà quella sensazione, mi sono di nuovo divertito in sella – e non solo in gara, anche in allenamento. Durante la settimana ero più sereno e sono riuscito a concentrarmi solo sul mio lavoro. Questo mi ha sicuramente aiutato a ottenere questi risultati. Dal primo test invernale, non abbiamo praticamente più toccato la moto. In tutta la mia carriera sono sempre stato più forte verso la fine della stagione. Quest’anno invece, per la prima volta, sono stato competitivo fin dall’inizio, e anche questo è importante. Poi, quando la moto è sempre la stessa, senza bisogno di grandi modifiche, la conoscenza del mezzo – e di conseguenza il feeling – migliora sempre di più. Credo sia anche per questo che mi sono sentito bene su gran parte delle piste e che abbiamo vissuto una stagione davvero positiva.
Una stagione iniziata nei migliori dei modi, con una vittoria alla gara internazionale di Hawkstone Park, per poi proseguire con un Mondiale che ha superato ogni aspettativa: sei podi, la prima vittoria di manche per la Fantic XXF 450 in MXGP, sette holeshot award e, per finire in bellezza, il terzo posto nella classifica finale di campionato.
Sì, ogni singolo podio è stato importante, a partire da Cozar. È stato davvero bello salire sul podio insieme al mio compagno di squadra [Andrea Bonacorsi] – un doppio podio per Fantic, al secondo GP stagionale, è stato incredibile. Se consideriamo che prima di quella gara Fantic non era mai salita sul podio in MXGP, è stato qualcosa di speciale per il brand e un segnale molto positivo per il team e per l’atmosfera all’interno. Abbiamo dimostrato che avevamo lavorato bene durante l’inverno. È stato un momento davvero bello.
A livello personale, c’è stato un podio o un momento che ti è rimasto particolarmente nel cuore?
Direi Loket, anche se ho chiuso terzo. Avere tutta la mia famiglia lì e portare mia figlia sul podio è stato speciale – anche se non è durato tanto perché ha iniziato a piangere (sorride). Ma se mi guardo le foto ora, sono ricordi bellissimi. E poi, senza dubbio, la vittoria di manche in Inghilterra. Perché in fondo, tutti vogliamo vincere: è il motivo per cui facciamo quello che facciamo. Okay, non ho vinto il GP, ma ho tagliato il traguardo per primo in una manche, ed è per questo che ti alzi ogni mattina – per provare a riuscirci. Non è per niente facile, e avere la consapevolezza di essere ancora capace di vincere è stata una grande soddisfazione.
Per Fantic è stato un traguardo storico: la primissima vittoria in una manche del Mondiale MXGP. Per te invece, Fantic è il quinto marchio con cui hai vinto. Ti capita mai di pensare all’importanza di certi numeri o statistiche?
No, per niente, vivo nel momento. Non mi interessano troppo queste cose, ma certo, fa comunque piacere sentirselo dire. Fantic è un marchio piuttosto piccolo se pensiamo a tutte le Case presenti nel Mondiale, quindi diventa ancora più significativo ottenere un risultato del genere. E lo abbiamo fatto tutti insieme, con un piccolo gruppo di persone, e questo rende tutto ancora più speciale.
Un anno speciale, e il bello è che sei riuscito a godertelo: dici spesso che ti sei divertito tanto.
Sì, molto probabilmente è l’anno in cui mi sono divertito di più in tutta la mia carriera, anche grazie ai miei compagni di squadra. Con “Bona” e Brian [Bogers] abbiamo formato un bel gruppo, andiamo molto d’accordo. Lo stesso vale per il nostro coach, Kevin Strijbos: abbiamo trovato il giusto equilibrio tra lavoro duro e divertimento. L’atmosfera era fantastica, e credo che si potesse percepire anche da fuori. Tutto era perfettamente organizzato. Avevamo tutto ciò che ci serviva per rendere al meglio, e questo è stato una delle chiavi del successo.
Il lavoro di squadra ha fatto la differenza, rendendo possibile una stagione da sogno. E sembrava davvero un sogno quando sei salito al terzo posto nella classifica provvisoria, dopo il secondo posto in Sardegna.
Sì, in Sardegna ho anche quasi vinto il GP. Ok, “quasi” non vale nulla alla fine, ma comunque è stato un podio, e ogni podio è importante. A dirla tutta, credo che avremmo meritato di salire sul podio altre due volte, soprattutto in Finlandia, dove sono finito a terra all’inizio della seconda manche. La velocità per finire sul podio c’era tutta, forse anche per vincere. E invece ho chiuso quarto assoluto, a pari punti con il secondo – un risultato duro da digerire.
Ci sei andato vicino, ma la vittoria di un GP con Fantic – l’obiettivo dichiarato all’inizio di questo percorso – ti è sfuggito. Però sei tornato in Fantic Motor con una medaglia di bronzo al collo, simbolo di un traguardo forse ancora più importante?
Allora… direi che possiamo essere contenti. Tutti noi possiamo essere orgogliosi di tutto quello che abbiamo ottenuto insieme. Certo, c’è un po’ di rammarico per non aver raggiunto l’obiettivo della vittoria di un GP, ma l’altro obiettivo era quello di essere costantemente nella top 5 e, con un pizzico di fortuna, chiudere terzo nel Mondiale. Alla fine, un obiettivo lo abbiamo raggiunto. Era un traguardo molto ambizioso, ma ci siamo riusciti. È una grande soddisfazione e una ricompensa per tutti, per tutto l’impegno che ci abbiamo messo. Quello che abbiamo costruito insieme a Fantic è incredibile – la miglior stagione della mia carriera e un anno che non dimenticherò mai. Vedremo cosa porterà il futuro, ma per ora sono semplicemente grato e orgoglioso di ciò che abbiamo fatto insieme.
A nome di tutti in Fantic, GRAZIE GLENN per averci regalato grandi emozioni e risultati che rimarranno nella storia del Mondiale MXGP e, soprattutto, nel nostro “Cuore Italiano”. Un grazie speciale anche a tutta la squadra, che con grande professionalità e impegno ha contribuito a trasformare un sogno in realtà. Ed è tutto vero: ci siamo proprio divertiti tanto insieme!
 
                                         
                                     
                                         
                                     
                                        